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oggi 2024/04/27
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PREGHIERA
Preghiera del giorno.
 
«Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.»
 
CONTATORE
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LA STORIA
 
ANNOTAZIONI STORICO ARTISTICHE
 
La progettazione del complesso religioso di Sabaudia si deve agli stessi vincitori del concorso bandito il 21 aprile 1933 dall’Opera nazionale combattenti per la stesura del piano regolatore del nuovo centro comunale, gli architetti Gino Cancellotti, Eugenio Montuori, Luigi Piccinato ed Alfredo Scalpelli. Nell’assetto urbanistico da loro previsto, la piazza nella quale sorgono la chiesa, il battistero, la casa parrocchiale e l’asilo, è collocata in posizione discosta rispetto ai principali edifici politico-amministrativi della città, uno spazio secondario che sembra richiamare la stessa visione ideologica del ruolo attribuito alla Chiesa dal regime fascista. Il ritardo con il quale se ne iniziarono i lavori fece si che il 15 aprile 1934, all’inaugurazione di Sabaudia da parte del re Vittorio Emanuele III, l’edificio sacro fosse ancora in costruzione. La chiesa poté quindi essere aperta al culto solo il seguente 24 febbraio 1935, con una solenne celebrazione liturgica presieduta dall’allora vescovo della diocesi di Terracina, Sezze e Priverno, mons. Pio Leonardo Navarra (1877-1954). Proprio a quest'ultimo si deve l'assegnazione della parrocchia di Sabaudia all'Ordine dei Frati Minori Conventuali. Negli intensi anni del suo episcopato pontino, mons. Navarra — il quale era anch’egli un francescano conventuale — continuò anzi a mantenere un particolare legame con la città, al punto da disporre che le proprie spoglie mortali riposassero nella cripta della sua chiesa. A partire dal dicembre 1934 e poi, in maniera ufficiale con la nomina del primo parroco — p. Egidio Ricotti — nel 1935, il servizio religioso nel secondo comune dell’Agro «redento» venne dunque affidato ai frati della Curia generalizia dell’Ordine. Tuttavia, le difficoltà manifestate a più riprese dalla popolazione rurale, in larghissima parte emigrata dal Veneto, a relazionarsi con sacerdoti di altre estrazioni culturali convinsero nel 1942 a trasferire la parrocchia sotto la giurisdizione della Provincia patavina di sant’Antonio OFM Conv. Si rispondeva cosi finalmente in maniera adeguata all’incessante richiesta dei coloni d”avere al proprio fianco dei «preti nostràn». Da allora, i francescani conventuali hanno continuato a svolgere il loro ministero pastorale tra la gente di Sabaudia, accompagnandone negli anni le trasformazioni politiche, sociali ed economiche. E la figura di alcuni religiosi è il caso di p. Agostino Montironi, parroco nei terribili mesi del 1944 in cui la guerra investi con forza anche l’Agro Pontino — costituisce senz’altro un significativo punto di riferimento nell'ancora breve vicenda della comunità cittadina.
 
EDIFICIO SACRO
Perfettamente inserita nello stile architettonico di Sabaudia, la chiesa intitolata alla SS. Annunziata rappresenta la costruzione principale del complesso religioso che — intorno ad una piccola piazza di sapore <> appare ora <
 
L'ANNUNZIAZIONE DI FERRAZZI

Il giorno dell’inaugurazione, il nicchione che sovrasta l’ingresso alla chiesa era ancora privo del mosaico commissionato a Ferruccio Ferrazzi (1891-1978), una delle personalità più in vista nel panorama artistico contemporaneo ed autore di varie opere musive di notevole interesse. La scelta del soggetto — L’Annunciazione a Maria — era scontata: la chiesa della città dedicata alla casa regnante non poteva che essere intitolata alla Vergine Annunziata, per la quale i Savoia avevano sempre nutrito una particolare devozione. Ferrazzi affronto il tema coniugando l’episodio evangelico con scene dal chiaro intento ideologico e celebrativo. L’Annunciazione, risolta dall’autore in una chiave stilistica piuttosto arcaicizzante — come evidenzia la solida e massiccia impostazione delle figure di Maria e dell’arcangelo Gabriele, che conferisce all’intera opera una certa solennità compositiva —, si staglia, infatti, su una rappresentazione di sapore propagandistico della <<redenzione» dell’Agro Pontino da parte del regime: è questo il valore della veduta della «città nuova>> e dell’immagine del <<duce>> che trebbia il primo grano di Sabaudia, affiancato — sebbene su un livello inferiore, a indicarne la subordinazione gerarchica — dal commissario straordinario dell’Opera nazionale combattenti, Valentino Orsolini Cencelli. E proprio la coesistenza di questi due piani rappresentativi — religioso e civile — sulla facciata della chiesa della seconda città pontina rimanda al tentativo posto in atto in quegli anni dal fascismo per associare, in un’ottica totalitaria, il cattolicesimo nel <<culto del littorio», la nuova religione laica dello Stato. L”opera musiva è alta 14,4O m e larga 3,80 per una superficie complessiva di 55 mq. Il compito di approntare le necessarie tessere di vetro smaltato fu affidato alla ditta Salviati di Venezia, uno tra i più prestigiosi laboratori di mosaico monumentale dell’epoca, che provvide anche alla loro composizione, condotta sotto la supervisione dello stesso Ferrazzi. L’inaugurazione dell’Annunciazione risale al 14 aprile 1935, al termine di circa due mesi di lavoro. Malgrado il suo indubbio valore artistico, alla caduta del fascismo il mosaico rischio di essere irrimediabilmente deturpato. La furia iconoclasta che dopo il 25 luglio 1943 travolse tutti simboli del regime stava infatti per abbattersi anche sulle immagini di Mussolini e Cencelli raffigurate sulla facciata della chiesa. Solo l’intervento provvidenziale e deciso dell’allora parroco, p. Agostino Montironi, riuscì a salvare l’opera conservandola integra fino ai nostri giorni.
 
L' "ECCE ANCILLA DOMINI" DI CORRADO VIGNIA
destra dell’entrata, una cappella rettangolare ospita la statua Ecce Ancilla Domini di Corrado Vigni (1888-1956), scultore legato agli ambienti artistico— architettonici contemporanei maggiormente impegnati nella ricerca di uno stile espressivo <<Iittorio». L’opera venne offerta alla chiesa di Sabaudia nell’aprile del 1935 dalla commissione femminile del Comitato ”Re e Patria" di Milano che, con questo «piccolo ma perenne segno» di <<devozione fascista», intendeva onorare la nuova realizzazione del regime nell’Agro Pontino. La Vergine è colta dall’artista nell’attimo che segue la visitazione, quando l’incredulità per l’onore riservatole dal meraviglioso annuncio dell’arcangelo Gabriele sembra ormai aver lasciato il posto ad un incondizionato abbandono alla volontà divina. La statua in marmo bianco di Carrara è alta 1,75 m. Inizialmente sistemata ai piedi della croce sull’altare maggiore, solo in un secondo momento è stata posta nell’attuale, più idonea collocazione.
 
LA CAPPELLA REALE
Asinistra dell’altare maggiore un raccolto ambiente ospita la Cappella reale, autentico piccolo <<tesoro>> dell’edificio sacro. Donata alla chiesa di Sabaudia dalla regina Elena nel 1935, la Cappella era precedentemente situata all’interno del palazzo Margherita a Roma, a partire dal 1901 residenza della vedova di Umberto l di Savoia ed oggi sede dell’ambasciata degli Stati Uniti d’America. Nata come tributo alla memoria del re d”ltalia ucciso a Monza nel 1900, la Cappella versò a lungo in stato d’abbandono dopo che, alla morte della regina—madre, nel 1928 il palazzo venne ceduto alla Confederazione fascista de|l’agricoltura. Da qui la decisione di farne omaggio alla <<città nuova>> pontina intitolata alla dinastia sabauda. ll valore memorialistico dell’ambiente disegnato dal direttore dell’Ufficio tecnico della Real casa,.Emilio Stramucci, è testimoniato dall’iscrizione in latino che ne sovrasta il portoncino d’ingresso: OMNIPOTENTI DEO/ IN HONOREM/BEATI HUMBERTI A SABAUDIA/ ITALIE REGINA/ DEVOTA MEMORIAE/HUMBERTI REGIS/ CONIUGIS EXOPTATISSIMI/MDCCCCI  (Margherita di Savoia regina d’ltalia, devota alla memoria del re Umberto, coniuge tanto amato, a Dio onnipotente in onore del beato Umberto di Savoia - 1901). Sull’altare, finemente intagliato in noce nostrano dal maestro ebanista Michele Dellera — cui si deve l’intero allestimento artistico dell’opera —, è collocato il tabernacolo che fa da piedistallo ad una statua lignea del beato Umberto III di Savoia (1129-1189). L’illustre antenato della famiglia reale è qui raffigurato dallo scultore Vincenzo·Cadorin (1854-1925) in atteggiamento estatico, avvolto nel proprio mantello con la mano destra sul petto, mentre la sinistra regge la spada sguainata e ritta, come si trattasse di una Croce. Ai lati della statua sono collocati quattro artistici candelieri. Il vestibolo è ricavato nel retro dell’altare, con il quale forma un corpo unico. Intagliata al centro del soffitto in legno di Bahia e circondata da dodici <<nodi Savoia», una particolare insegna araldica: nella duplice croce sabauda si è infatti voluta ricordare la discendenza della regina Margherita dal ramo dei Savoia-Genova e, dunque, i suoi legami di parentela con la famiglia del consorte Umberto I. Il  medesimo blasone è riprodotto anche nella parte superiore delle vetrate laterali, dalla caratteristica decorazione policroma in stile liberty. Le pareti, damascate in rosso, accolgono due importanti tele del pittore Giovanni Piancastelli (1845-1926) che ritraggono altri illustri rappresentanti di casa Savoia: i beati Bonifacio (1207-1270) a sinistra, ed Amedeo IX (1435- 1472) a destra. Quest’ultimo è raffigurato con il collare dell’Ordine della SS. Annunziata, sul quale è inciso il motto <<Fert, Fert, Fert», mentre Bonifacio indossa le caratteristiche insegne episcopali. Sui lati corti della Cappella sono inoltre collocati quattro tondi: in quelli dietro l’altare sono effigiati i santi Barbara e Maurizio, negli altri sulla porta d’ingresso san Martino e l’arcangelo Michele. Le acquasantiere, a forma di conchiglia, sostengono quattro statuette in legno di tiglio che rappresentano san Maurizio in abito da condottiero romano mentre calpesta una divinità pagana, santa Margherita con ai piedi un drago alato, santa Chiara nell’atto di pregare, sant’Elena che regge tra le mani il vessillo della Croce. Le prime due, poste accanto alla porta d’ingresso, sono opera di Dellera, quel- le ai lati del vestibolo del Cadorin. Nel 1985 l’intero ambiente è stato sottoposto ad un massiccio intervento di restauro conservativo.
 
LE VETRATE ISTORIATE
Nel 1974 si penso di realizzare nuove vetrate policrome per i sei finestroni absidali dell’edificio sacro. Eseguite dalla ditta Grassi di Milano su disegno di Paolino Marinaccio, vi sono raffigurati episodi sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. In particolare, si tratta dell’annuncio proto evangelico della vittoria sul male; dell’uccisione di Oloferne da parte di Giuditta, che riesce cosi a salvare il popolo ebraico; dell’Intervento della regina Ester presso il Re Assuero per sventare lo sterminio della propria gente; dell’Incontro tra maria ed Elisabetta, madre del Battista; dell’apparizione a Giuseppe dell’angelo che lo esorta a prendere Maria come sua sposa; della nascita di Gesù a Betlemme, compimento della promessa divina.
 
Estratto dal libro pubblicato dalla parrocchia
 “La SS. Annunziata, 70 anni di storia e di fede”, Pontinia, LT, 2005.
 
APPUNTAMENTI

ORARI SANTE MESSE

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ESTIVO dal 01/04

FERIALE 19:00

MESSA VIGILIARE 19:00

 

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FESTIVI

8:00-10:00-19:00

Capp. S.ANDREA 09:00

Capp. S.ISIDORO 10:00

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INVERNALE dal 01/10

FERIALE 8:30 - 18:00

MESSA VIGILIARE 18:00

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FESTIVI

8:00-10:00-11:30-18:00

Capp. S.ANDREA 09:00

Capp. S.ISIDORO 10:00

Adorazione
AVVISI & NEWS
Nessun evento disponibile.
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